All’interno della nostra black-list – una volta eseguita l’iscrizione – troverete una decina di casi di dumping salariale e un primo spaccato di quelle che sono oggi le condizioni di lavoro in Ticino. Solo una decina di casi? Ciò significa che la situazione sul mercato ticinese del lavoro è tutto sommato positiva e rispettosa dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori? Sfortunatamente, non è questa la risposta. Al contrario: la situazione, in diversi settori, sta sfiorando una dimensione di “guerra sociale”.
Più semplicemente, la nostra black-list è, in primo luogo, uno strumento di denuncia e di riflessione che sta muovendo i suoi primi passi. Un progetto “ambizioso” che necessita di tempo per crescere e per dispiegare tutto il suo potenziale. Infatti, l’intenzione è quella di non limitarci “solo” alla denuncia di abusi o di situazioni inaccettabili, ma anche quello di fornire degli strumenti per poter evitare di alimentare, inconsapevolmente, ditte e padroni che prosperano grazie alle forme più estreme di sfruttamento della forza lavoro. Vorremmo anche, nel tempo, offrire delle analisi più approfondite della realtà del mondo del lavoro ticinese e svizzero, in modo da rafforzare la presa di coscienza relativa alla necessità di rompere con un sistema sempre più iniquo e foriero di sofferenza. Questi sono i nostri obiettivi, presenti e futuri. Avremmo potuto partire con un numero maggiore di casi, ma l’urgenza della situazione ci ha spinto ad anticipare i tempi. In ogni modo, stiamo già lavorando su una serie di nuovi casi che presto arricchiranno la nostra black-list.
In secondo luogo, le nostre denuncie si basano su un principio elementare quanto vincolante: ciò che pubblichiamo deve essere sempre suffragato da prove oggettive, la cui autenticità è approfonditamente verificata. Piuttosto di immettere nella black-list informazioni che sappiamo autentiche ma che non possiamo dimostrare con prove alla mano, preferiamo rinunciare alla segnalazione di un caso. Una delle ragion è piuttosto evidente: i padroni e le loro associazioni temono fortemente delle denunce circostanziate, basate su nomi e cognomi, con riscontri oggettivi inattaccabili. Quindi, ci aspetteranno al varco, pronti a colpire (legalmente) e a delegittimare il nostro progetto. A noi, dunque, il compito di evitare che tutto ciò accada. È ovvio che la ricerca della veridicità e dell’attendibilità delle nostre denunce presuppone un lavoro accurato e piuttosto dispendioso di ricostruzione e di verifica dei dati in nostro possesso. Questo approccio richiede tempo ed energie, ecco perché abbiamo preferito iniziare con “solo” una decina di casi doverosamente scandagliati.
Infine, la ricchezza della nostra black-list dipenderà anche dall’aiuto e dall’interesse che la nostra iniziativa saprà suscitare fra la popolazione ticinese. Infatti, speriamo di poter beneficiare, progressivamente, dell’aiuto esterno, sottoforma di segnalazioni, di materiale proveniente da canali non esclusivamente sindacali. Naturalmente, anche in questo frangete, analizzeremo con grande attenzione le denunce che ci perverranno dall’esterno, garantendo lo stesso grado di affidabilità delle denunce raccolte dal sindacato sui posti di lavoro. L’aiuto da parte di qualsiasi lavoratrice e lavoratore, sarà dunque preziose per affermare sempre più il nostro progetto. Come fare per aiutarci? Semplice, segnalateci tramite l’indirizzo info@denunciamoli.ch, i casidi cui siete a conoscenza, direttamente o indirettamente. Più l’interesse e l’aiuto esterni saranno importanti, più il nostro slogan “DENUNCIAMOLI” potrà attecchire e servire a chi non vuole accettare questa realtà.