YES WE CAN ! Sfruttare a piacimento i propri dipendenti…
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Questo è lo slogan scelto dalla società Schöni Transport AG, importante gruppo attivo nell’autotrasporto di merci su strada in Svizzera e all’estero. La società impiega circa 700 persone a livello svizzero e ha una filiale a Stabio dove sono impiegate una settantina di persone, di cui 63 autisti frontalieri.

Daniel Schöni, uno dei proprietari del gruppo, ha deciso, in data 24 gennaio, di colpire in maniera brutale «tutti gli autisti Cat. C con residenza al di fuori della Svizzera della divisione internazionale della Schöni Transport AG». Nella proposta di nuovo contratto (doc 1), la società afferma di essere «obbligata dal 1° gennaio 2015 [prima ancora che la Banca Nazionale Svizzera annunciasse l’abbandono del tasso fisso euro/franco!] a calcolare ed erogare il salario in euro». Il tasso di conversione scelto è quello di 1,20 franchi per 1 euro! Il nuovo sistema salariale è semplice. Il salario di dicembre 2014 è preso come riferimento e diviso per 1,20: ecco il nuovo salario in euro. La perdita è notevole: su un salario di 4’000 franchi mensili, questa ammonta a 666 franchi, ossia il 16,65%. La perdita sull’anno è di 8’666 franchi (666 x 13)! Lo stesso criterio è usato per calcolare il 13° salario: un’altra perdita secca di 666 franchi. Lo stesso dicasi per le spese forfetarie mensili: queste a dicembre 2014 ammontavano a 800 franchi. Con il tasso fisso a 1,20, l’ammontare delle spese forfetarie mensili passa a 666 franchi, arrotondati a 700 franchi. Ciò significa una perdita annuale a questo livello di 1’200 franchi. Complessivamente, la perdita totale di un lavoratore frontaliere del gruppo Schöni ammonta a circa 10’000 franchi!

Ma vi è finita qui. Nel nuovo contratto, non c’è traccia di un limite temporale imposta a questa misura. Il buon Daniel Schöni se ne è dimenticato oppure la considera a sua discrezione, come dire che resterà in vigore a lungo. Un dettaglio, per un padrone che se ne frega di infrangere gli accordi sulla libera circolazione delle persone (ALCP) e il codice delle obbligazioni. Siamo arrivati a questo: i profitti delle imprese si situano al di sopra di tutto e di tutti. Evviva lo Stato di diritto.

 

Il solito e vile ricatto!

 

Nel servizio della RSI, andato in onda lo scorso 30 gennaio, Daniel Schöni ha tenuto la sceneggiata classica: i prezzi sono crollati, i costi sono esplosi a causa del franco forte, l’utile è ormai inesistente. O pago in euro o delocalizzo. Nella stessa intervista, però, il padrone del gruppo afferma che l’utile si aggira attorno allo 0,3%. Facciamo astrazione del fatto che in questo caso, come negli altri, le affermazioni padronali non suffragate dal benché minimo documento contabile e finanziario. Ciò che dice il titolare è verità assoluta. Detto questo, l’affermazione conferma che i tagli operati dalla Schöni non sono neppure da mettere in conto a un calo di lavoro. È una manovra per salvaguardare il margine di profitto della proprietà, innalzando il tasso di sfruttamento della sua forza lavoro, in particolare quella frontaliera. Il giornalista avrebbe dovuto e potuto porre una domanda al signor Schöni: perché nonostante il carattere pur sempre eccezionale dalla soglia minima del cambio (ossia che presto o tardi sarebbe stata tolta), il suo gruppo non si è degnato di interpellare la sua banca per farsi stilare un’offerta per un hedging, ovvero una sorta di assicurazione volta a garantire un corso di cambio fisso, in modo che la ditta non corra il rischio di perdere denaro in caso di evoluzione negativa del corso di cambio. È molto più facile ridurre i salari dei propri dipendenti piuttosto che pagare qualche franco. Politiche aziendali come quelle del signor Schöni, sempre più in ottima compagnia, mirano a scardinare tutti gli impianti contrattuali e legali per imporre un grado di sfruttamento sempre più generale. È con queste politiche che il dumping salariale si afferma come una costante del mercato del lavoro ticinese. E se il signor Schöni vuole delocalizzare in Slovacchia, lo faccia pure. Piuttosto di avere aziende che impoveriscono i lavoratori, che fomentano il dumping, è meglio che queste cambino orizzonte. Sarà poi interessante vedere se il signor Schöni guadagnerà nell’operazione, abbandonando i vantaggi concorrenziali offerti dal sistema economico elvetico…